Cucina                                         arte cultura e tradizioni
La cucina sansperatese è molto semplice ed essenziale, particolarmente genuina e ricca di sapore.
Piatto tipico, come per gli altri paesi della Sardegna, è la pasta arricciata, mallorredus, condita con sugo di pomodoro arricchito con salsiccia fresca soffritta e qualche foglia di basilico.
Is panadas: sono costituite da una grossa sfoglia rotonda di pasta del diametro di 25 cm circa ripiena di carne d’agnello e patate. Il tutto condito da pomodori secchi, prezzemolo fresco, aglio e un pizzico di pepe nero. I lembi della pasta vengono poi uniti al “coperchio”, sempre di pasta, per ottenere una sorta di fagotto con dentro il ripieno che viene cotto nel tipico forno a legna.
Is culirgionis sono grandi agnolotti ripieni di ricotta aromatizzata con limone grattugiato, saporita oppure zafferano; il tutto condito poi con sugo di pomodoro fresco.
I dolci
Particolarmente buoni sono i dolci di pasta di mandorla, pasta frolla e di ricotta come guefus, amarettus, candelaus, bianchinus, piricchittus, pardulas, sa saba, is caschettas, su pani 'e saba, is pabassinas, is zipulas, is culigionerddus a mazza 'e mendula e is coccoieddus cun s'ou che tradizionalmente venivano, e tutt'ora vengono fatti, in occasione di feste, matrimoni, Natale e Pasqua.
Ogni ricorrenza annuale ha il suo dolce tipico: in occasione della festa d' Ognisanti, si fanno quelli a 
base di Sapa, sa Saba, ricavata dal mosto di vino lasciato bollire per ore, come is caschettas, su pani 'e saba, is pabassinas e altri ancora.Durante il carnevale si cucinano i fritti, come is zipulas, le zeppole e is culirgioneddus a mazza 'e mindua, raviolini ripieni di pasta di mandorle dolci; 
 Il dolce pasquale tradizionale è costituito da is coccoieddus cun s'ou, ossia piccoli pani di semola 
di grano duro con al centro l'uovo di gallina, da donare ai bambini.
"Is candelaus", tipici dolci delle feste a
base di mandorle.

Su calacorru, piccolo ago di ferro schiacciato in punta, che serve per tracciare ghirigori nel pane; su pinta pani.
I vari tipi di pane erano: 
Su coccoi: realizzato con la semola, in passato era considerato un pane per le feste. Oggi lo si consuma quotidianamente. Molto ricercato per il sapore e per l’aspetto, che varia da zona a zona. 
Può avere, infatti, la forma di corona oppure  ricordare dei cornetti o dei carciofi; inoltre presenta decorazioni più o meno elaborate, eseguite con gesti rapidi tagliando la pasta con l’uso di forbici. I tipi più ricercati sono: quelli a follas, atrippau, prazzida.
Particolare è su coccoi a pizzicorrus (pane bianco a punte), di piccole dimensioni, di forma elaborata, usato soprattutto nelle feste e nei banchetti di nozze.
Su civraxu: è il pane di farina scèti di uso quotidiano.Il termine Civraxu dal latino "cribarius panis" nome con il quale veniva indicata la farina in epoca romana.E' un pane voluminoso, di base circolare, con crosta croccante e morbida mollica, che raggiunge il peso di circa un chilo.
È ottimo anche consumato dopo che, disposto a fette in grandi teglie, ha raccolto i sughi delle carni di maialetto o di agnello arrosto.Ma è particolarmente gradito anche quando, preparato a fette imbevute di latte e uovo, viene fritto e cosparso di zucchero o sale.
Pistoccu’e civraxu: pane civraxu, biscottato. Messo a bagno nell’acqua e condito con sugo e formaggio grattugiato, era un piatto consumato dai contadini.
Un tipo di pane di uso comune e consumato prevalentemente dai ceti sociali molto umili era su civraxiu nieddu, saporito e nutriente, fatto di cruschello.
Su moddizzoseddu: era di semola, perciò più bianco de su civraxiu, usato anche questo nelle grandi feste e nei banchetti di nozze.
Su rosarieddu (rosarietto): a base di semola, del primo grano dell’anno, veniva donato ai bambini.
Marraccocciu: anch'esso di semola, biscottato, veniva dato esclusivamente ai bambini a cui stavano per spuntare  i denti.
 


"Is Culirgionis", ravioli a base di
ricotta e spezie.
 

"Sa serretta" strumento tipico usato
per ritagliare i ravioli.
 
 

Il Pane

Fino a una ventina di anni fa, a San Sperate, si panificava ancora in casa, usando su fermentu sardu (lievito sardo), sa serretta, su calacorru, su pinta pani e su coccoi, ottenuto con piccole quantità di pasta lievitata, conservata da una settimana all’altra, fino alla successiva panificazione. La cottura avveniva in appositi forni fatti di fango e mattoni crudi.
La forma e la qualità del pane variava a seconda che fosse destinato all’uso quotidiano o si consumasse in determinate cerimonie o feste; in questo caso il pane veniva decorato e confezionato con la semola invece che con la farina.
Per  fare le decorazioni venivano adoperati particolari arnesi: il coltello; le forbici; sa sarretta, rotella dentata ricavata da una moneta di rame sorretta da un manico e che serve per fare i tagli meno profondi e le punte nella pasta. 
 
 


Amaretti: dolce a base di mandorle.
 
 
 
 


"Malloreddus", pasta di semoladi grano.
 
 
 


"Su coccoi", pane di semola di grano duroche in passato si consumava in occasione delle feste.


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